Seminari Teorico Clinici – Primavera 2011
Della vaporizzazione e centralizzazione dell’Io.
Docente: Riccardo Marco Scognamiglio
« De la vaporisation et de la centralisation du Moi. Tout est là. D’une certaine jouissance sensuelle dans la société des extravagants. » Si tratta di Charles Baudelaire e del suo Mon coeur mis a nu del 1887. Un saggio d’incredibile lucidità analitica con cui il poeta, osservando se stesso nel processo di radicale trasformazione sociale dell’epoca dell’urbanizzazione, formalizza la poetica contemporanea e preconizza le forme del male di vivere: le forme irriducibili del rapporto col godimento come una sorta di prestito d’identità a soggetti psichicamente sempre più evanescenti. È interessante notare come, da lì a poco, Freud enucleerà il concetto di Nevrosi e di Conflitto Psichico centrato sul Complesso edipico, mentre già i poeti e gli artisti a lui contemporanei descrivevano i caratteri del post-edipicismo, anticipando i temi della Seconda Topica. E questo non solo in poesia, ma in musica (basti pensare a Pelléas et Mélisande di Debussy) e nelle arti figurative, ad esempio negli esiti cubisti dell’Impressionismo. L’Io si vaporizza e il mondo diventa quello degli oggetti.
Un secolo dopo la clinica si trova confrontata con le Patologie Narcisistiche e i Disturbi di Personalità dove questa dicotomia fra l’egotismo e l’evanescenza dell’Io si pone in una sorta di azzeramento dialettico e ricalca più un modello probabilistico: ora troviamo l’Io indurito nelle difese paranoidi, o nel disperato tentativo maniacale di rimettersi al centro del mondo; ora l’Io ha ceduto totalmente il posto all’Altro lasciandosi divorare dagli oggetti; ora l’Io è desertificato, scomparso quanto l’Altro, nell’appiattimento depressivo.
“Scomparire” è certo il nucleo fondamentale della fenomenologia clinica contemporanea, precipitato di un mondo sempre più virtuale. Dove, cioè, la realtà dei segni è l’unica vera realtà: più è irreale e più è vera (come nel mito di Matrix); dove non si allude più a niente: dove, cioè, è stata decretata la fine della funzione analogica del linguaggio.
Violenza, dolore, malattia, talora divengono gli unici atti liberatori dalla matrice informatica e tentano di riaffermare un’identità vaporizzata. Se l’Isteria esibiva la propria disperazione del non-esserci, le allergie (soggettivamente silenti) incarnano (nel senso proprio del “corpo” come silenzio della parola) un tentativo disperato di abreagire l’alterità del mondo; l’Anoressia ci mostra per lo più nel rifiuto dell’eccesso di corpo una reazione all’ipertrofia del sistema capitalistico, laddove la patologia compulsiva ne rappresenta una perfetta sintonizzazione.
Di fronte alla “clinica dello scomparire” lo psicoterapeuta oggi ha bisogno di ripensare radicalmente a nuove posizioni nella relazione di cura: molto più vicine al corpo che alla parola, all’atto (enactment) che alla metafora interpretativa. Il Seminario di Primavera sull’attualità della clinica indaga, in una prospettiva psicodinamica e psicosomatica, le logiche attuali del malessere e le nuove strade della cura.
Il Seminario consiste, di fatto, in un laboratorio, dove gli stimoli e le provocazioni di natura clinica o teorica si fanno materiale di lavoro del gruppo. Riattualizzando tutta una fase originaria della sua ricerca teorica, l’autore proporrà un percorso di riflessione trasversale, che coniuga con la clinica, il pensiero filosofico e la riflessione psicologica sull’arte. Una bibliografia ragionata e materiale di lavoro saranno forniti all’atto dell’iscrizione.