Deregulation, deregolamentazione, è stata, dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, la parola d’ordine che ha inaugurato l’epoca, da alcuni definita anche del “turbo capitalismo”, caratterizzata dall’insofferenza per la norma avvertita come impaccio alle potenzialità espansive dell’economia, alla libera circolazione dei capitali, all’accrescimento della ricchezza per tutti. In seno a quest’orizzonte ideologico centrato sul benessere materiale si sono ulteriormente consolidate le radicali trasformazioni dei rapporti sociali, già avviate nel secondo dopoguerra, che hanno portato, ad esempio, la famiglia verso un assetto inedito, posto addirittura antinormativo. La democratizzazione dei rapporti fra le generazioni e la pressione consumistica hanno sospinto i genitori lontano dai ruoli educativi consegnandoli all’assillo del “non far mai mancare nulla”.
Esiste un nesso fra questa riluttanza verso l’introduzione e il presidio del limite, fra questa desistenza educativa e i sintomi del nostro presente, in particolar modo quelli manifestati a livello del corpo, dalle nuove generazioni?
Se, come ci insegna la psicoanalisi, il corpo umano non è mero organismo ma qualcosa di ben più complesso, che si costruisce entro e grazie al discorso in cui è immerso, qual è in effetti il nesso fra il declinare dei sistemi simbolici e questi corpi fuori controllo che osserviamo nella clinica odierna, anche in età evolutiva, negli attacchi panico e nei disturbi psicosomatici, nell’iperattività e nelle incoordinazioni motorie sino alle difficoltà di apprendimento, ecc.?
La giornata di lavoro si propone come momento di dialogo e confronto intorno a tali interrogativi a partire da diverse discipline (medicina, psicologia, pedagogia) ed è rivolta a tutti coloro, pediatri, neuropsichiatri infantili, assistenti sociali, educatori, insegnanti, psicologi e psicoterapeuti, che a diverso titolo si trovino ad operare con bambini e adolescenti.
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