La depressione è un disturbo dell’umore.

Il tono dell’umore indica il correlato emotivo di fondo della nostra attività mentale. A differenza delle emozioni o dei sentimenti – caratterizzati da limiti temporali più circoscritti, da un maggiore arousal psicofisiologico e causati da stimoli interni o esterni normalmente identificabili – il tono dell’umore è più sfumato, non sempre può essere riportato a cause precise e può permanere per lunghi periodi di tempo.

Ogni soggetto ha un proprio tono dell’umore caratteristico, ossia lo stato d’animo che lo accompagna più frequentemente. Esso è il risultato di un complesso intreccio di fattori biologici (livello di funzionamento di alcuni neurotrasmettitori, temperamento), psicologici (carattere, struttura di personalità, strategie di coping) e ambientali (eventi stressogeni, rete di relazioni).

Il tono dell’umore viene classificato genericamente come positivo/alto o negativo/basso.

Mentre la maggior parte delle persone sperimenta normali fluttuazioni dell’umore, nei disturbi dell’umore l’alternanza degli stati d’umore assume connotati patologici. In particolare la patologicità è data dalla non appropriatezza rispetto al contesto – o per l’intensità dell’umore (es. precipitare dell’umore anche per lievi fastidi) o per l’incongruenza (es. sentirsi tristi anche a fronte di esperienze positive). E’ normale avere un umore depresso se si sta affrontando il lutto di una persona cara, ma se la depressione permane per un tempo eccessivamente lungo o se nessun tipo di esperienza positiva riesce a risollevare, magari solo per breve tempo, lo stato d’animo del soggetto, si profila la possibilità di un quadro patologico di depressione.

La depressione è un’esperienza sfaccettata – con componenti emotive (sensazioni), cognitive (pensieri), motivazionali (comportamento) e fisiologiche – caratterizzata da un tono dell’umore basso o negativo, con sensazioni di tristezza e di vuoto. Coinvolge pienamente psiche e soma, nel senso che il soggetto depresso ne sente gli effetti sia a livello mentale (difficoltà di concentrazione, confusione mentale, intorpidimento) sia a livello fisico (assenza di vitalità, astenia cronica, cefalea, inappetenza ecc.).

La depressione può assumere differenti forme a seconda dell’intensità di tale affetto, come fosse una scala di grigi che vanno dal più tenue al più carico: a seconda della gravità vi posso essere episodi di perdita d’appetito, insonnia o ipersonnia, difficoltà ad alzarsi tanto da trascorrere la maggior parte del tempo a letto difficoltà di concentrazione, mancanza di desiderio sessuale, sensi di colpa inappropriati, ideazione suicidaria o autolesionista ecc. La depressione può quindi associarsi ad altre forme di malessere psichico, tra cui le patologie alimentari, i disturbi d’ansia e forme di psicosi più o meno grave.

Essa può assumere la forma di un singolo episodio transitorio (si parlerà quindi di episodio depressivo) oppure di un vero e proprio disturbo (si parlerà quindi di disturbo depressivo). L’episodio o il disturbo depressivo sono a loro volta caratterizzati da una maggiore o minore gravità. Quando i sintomi sono tali da compromettere l’adattamento sociale si parlerà di disturbo depressivo maggiore, in modo da distinguerlo dal disturbo distimico (meno pervasivo e intenso ma più cronicizzato) o da depressioni minori che non hanno gravi conseguenze e spesso sono normali reazioni ad eventi luttuosi.

Esistono anche forme oscillatorie (che vanno dal disturbo ciclotimico al disturbo bipolare) dove l’affetto depressivo può alternarsi ad un vissuto maniacale, caratterizzato da grande energia e vitalità, che può portare il soggetto ad attivarsi freneticamente senza sosta, a condotte disregolate o ad eccessi (cibo, alcool, droghe, sesso ecc.); tale affetto può condurre l’individuo in condizioni di estremo rischio ed è comunque temporaneo, dopo di che il soggetto  ricade nello stato depressivo.

Per renderlo con una metafora appartenente alla mitologia greca, il soggetto depresso si potrebbe paragonare a Tantalo, personaggio mitologico, che era stato condannato ad essere circondato da cibi e bevande, senza però potere mai goderne: l’individuo depresso è ugualmente afflitto da tale supplizio, nel senso che ha la sensazione che la vita gli sfugga, che l’altro sia sempre più avanti, spesso incorre in vissuti di invidia e gelosia perché si può sentire inadeguato alla vita.

L’individuo depresso sente frequentemente il bisogno di essere supportato, perché tende ad arrendersi di fronte alle difficoltà, che spesso gli sembrano insormontabili; fa fatica ad acquisire fiducia nelle proprie capacità e a credere in se stesso. Per questo motivo può avere un’attitudine anaclitica, ovvero all’appoggio e alla dipendenza; tale attitudine può essere un retaggio infantile, nel senso che può esser il frutto di relazioni con genitori o caregivers, che hanno sempre tentato di proteggere il figlio dalle difficoltà della vita, condannandolo quindi a vivere “sotto una campana di vetro”.

In Istituto, a seconda della problematica del paziente, impostiamo un progetto terapeutico “ad hoc”: ogni individuo è assolutamente unico, nonostante il tentativo di categorizzazione diagnostica che tenta in qualche modo di uniformare la clinica. Per questo motivo ci sono casi dove è possibile intervenire su stati depressivi partendo dal corpo (es. casi di depressione “endogena”) e altri dove si preferisce proporre un intervento di tipo psicologico o psicoterapeutico. Spesso con l’adolescente depresso, ad esempio, si lavora in équipe per garantire un supporto più ampio possibile, funzionale a favorire processi elaborativi ma anche a sostenerlo dal punto di vista scolastico o dell’apprendimento, qualora avesse delle difficoltà in tal senso.

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La nostra équipe lavora in stretta sinergia garantendo al cliente una riflessione a 360° su diversi livelli (personali, famigliari, relazionali, ambientali e corporei); costituendo un lavoro di rete fra psicologi e altri professionisti dell’aiuto, che, di volta in volta, chiarisce i rischi e le opportunità rispetto a ciascun intervento, tenendo conto delle diverse prospettive.

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