Analizzare le culture cosiddette “arcaiche” è fondamentale per comprendere le strutture della mente.
Per chi è interessato ai processi di transculturazione è ancora più importante per penetrare i nuclei basici dei sistemi operativi interni e, quindi, dei modelli impliciti di organizzazione del mondo dei popoli trasmigranti. Vi sono culture extracomunitarie che hanno mantenuto subconsci nuclei di sistemi di credenza impermeabili ai processi di transculturazione, resistendo anche agli ultimi processi di plasmazione mediatica e tecnologica della mente dell’era della globalizzazione. Parzialmente questi nuclei garantiscono un implicito senso di appartenenza e identità originaria e, parzialmente rappresentano un meccanismo di resistenza inconscio alla potenza assimilatrice del nuovo mondo. Infine per molti, anche non originari, la diffusione di modi di pensare, agire e sentire il mondo appartenenti a culture “abbandonate” o remote, rappresenta una nuova provocante sfida al recupero di punti di prospettiva alternativi all’oggettivismo razionalista e più implicanti aspetti soggettivi, estetici ancorché mistici dell’esistenza.
Il rito è un organizzatore psicosociale di base in tutte le culture. Definisce spazi e tempi sociali: i riti di passaggio che marcano il decorso evolutivo di un individuo all’interno della comunità, le identità di genere e di ruolo; i riti stagionali che segnano le regole di sopravvivenza del gruppo; i riti celebrativi che stabiliscono le gerarchie e l’amministrazione comunitaria, per farne alcuni esempi.
In questo corso parleremo del rito come processo psichico, come organizzazione di simboli capaci di aver presa sul reale. Il rito costruisce porte o finestre su spazi simbolici trasfigurati, non usuali, che presuppongono un viaggio, un’avventura cognitiva attraverso allegorie, simboli, metafore trasformative. In queste zone d’inframondo dove solo la mente non-ordinaria può avere accesso, attraverso un’alterazione dello stato di coscienza, l’iniziato raccoglie forze di guarigione e di trasformazione, intuizioni, informazioni, istruzioni sul vivere, opera processi che hanno ricadute sul reale del mondo. Il rito dà accesso alla rete d’interdipendenza fra dimensioni, elementi, essenze vitali che compongono l’universo non-ordinario della mente sciamanica. Con gli occhi dello studioso di modelli del pensiero mente-corpo e modelli della cura, questo universo culturale offre una grande ricchezza di spunti per ripensare psicosomaticamente il dolore e le il male di vivere.
Il Palo Mayombe (Cuba) o Qimbanda (Brasile) come il Voodoo (Haiti), insieme alle dottrine degli Orichas, Loa o Voodooun o di Ifa nel mondo caraibico, di origine africana, ma ormai diffuse nel continente sudamericano e, da lì, in tutto il mondo, sono un esempio interessantissimo di processo dinamico di acculturazione che resiste alla plasmazione totale della globalizzazione e vive sia implicitamente che esplicitamente in una vastissima parte di popolazione mondiale. Confrontandosi con la visione del mondo globalizzato, mostra ancora uno spazio psichico per elaborare il rapporto fra la vita e la morte, come la continuità della narrativa transgenerazionale che rende possibile, per l’individuo, dare un senso proprio all’esistenza determinato dall’allargamento degli orizzonti sensoriali, affettivi e psichici.

Docente: [intlink id=”291″ type=”page”]Riccardo Marco Scognamiglio[/intlink], René Mili Garzon
Data: 17 -18 Dicembre 2011
Orari: 9:45 – 18:30
Costi: € 150,00 (+ IVA 21%)
Info: responsabile dell’organizzazione didattica (dott. Gianpaolo Ragusa) allo 02.89.54.63.37
Iscrizioni: via email (info@somatologia.it) o via telefono (02.89.54.63.37)